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Il granaio dello spirito

Solomeo, 25 agosto 2025

Sono innamorato dei libri. Lo sono per la conoscenza che essi donano, lo sono per il profumo che emanano, lo sono per il fruscìo delle pagine voltate, che sembra accarezzare l’anima. Come Voltaire, mi piacciono i libri antichi, e amo la parola dei loro autori, la cui saggezza è provata dalla loro lunga storia. Diceva Montesquieu che fin quando non abbiamo letto tutti i libri antichi, non c’è ragione di preferire i moderni, e sinceramente se potessi sempre decidere del mio tempo, nulla mi sarebbe più grato che passeggiare nel bel parco di Solomeo, la sera, al tramonto, quando l’aria sembra più fine e l’anima più propensa a lasciarsi affascinare, passeggiare in questo che per me è come una sorta di paradiso leggendo brani di un libro amato; non so davvero quale sia, tra i tanti, il libro più amato; ma non importa, perché qualsiasi buon libro, come pensava Montaigne, è il miglior viatico per il viaggio umano; e così mi basta un libro, di quelli che parlano direttamente al cuore, quelli con le parole semplici, e si capisce subito quando il passaggio alla mente e alla penna dell’autore è stato vero.

Una piacevole lettura è anche al mattino, solo nella mia torre, prima che la vita lavorativa inizi con i tanti contatti e i tanti impegni; sono questi i momenti nati per i libri, o i libri sono nati per loro. E quando scendo così in profondità nel pensiero di un sapiente antico, mi sento nobilitato dalla sua generosità a parlare con me, e mi sembra di essere nel giardino di un Re, come dice il mio grande maestro John Ruskin.

La primitiva impressione, quando ancor ragazzo mi dedicai per la prima volta agli scritti di Kant, è che la lettura, quando è vera, diventa un dialogo, una successione di domande e di risposte; e lo pensavano uomini come il Petrarca e come Niccolò Machiavelli. Leggendo un libro non saremo mai soli, e saremo salvi perché la solitudine è fra i maggiori nemici della persona umana. Si nutre l’animo così come il grano ha nutrito e nutre il corpo di generazioni senza nome; lo sapeva bene Adriano Imperatore, che diceva: «Fondare biblioteche è come costruire granai pubblici e ammassare riserve contro l’inverno dello Spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire». Sono proprio loro, i nostri grandi del passato, che insegnano con il loro pensiero le leggi immutabili e i valori rinascenti dell’umanità, valori tanto più grandi quando più sono semplici e alla portata di tutti, mescolando utile dulci; così disse Orazio, e quell’altro gigante che fu Cicerone sapeva che nulla manca a chi possiede una biblioteca e un orto.

Vorrei completare questi miei pensieri con un omaggio a quel santo e filosofo che fu Agostino di Ippona: «Il libro è come il mondo; chi non viaggia ne conosce solo una pagina». E guardatemi, infine, in questa immagine affascinante, circondato dai libri, e inebriato dalla saggezza che sembra passare nella mia anima anche soltanto essendo immerso tra di loro.

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