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- 2024 - Lusso gentile, simbolo della bellezza secondo misura
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- 2023 - Lettera della Artificiale e Umana Intelligenza
- 2023 - Proficua e armoniosa: l’intelligenza artificiale al nostro fianco
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- 2022 - Lettera ai saggi dell'Umanità
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- GQ Designer of the Year 2021
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- 2023 - Proficua e armoniosa: l’intelligenza artificiale al nostro fianco
Proficua e armoniosa: l’intelligenza artificiale al nostro fianco
Pitagora, rappresentato da Raffaello nella Scuola di Atene, Stanze Vaticane – public domain, via Wikimedia Commons
Solomeo, 28 Novembre 2023
Da quasi un anno molti hanno iniziato a sperimentare i più noti strumenti di intelligenza artificiale generativa. All’inizio, forse, era più che altro per curiosità; poi, dinanzi ai primi risultati ottenuti, la fantasia iniziò a volare, alla ricerca del giusto utilizzo nella vita privata e nel lavoro.
Ci accade sempre più spesso di ricevere e-mail scritte in modo forbito, molto curato, da persone, partner, contatti con i quali per anni ci eravamo scambiati scritti molto semplici, a volte diretti, ma non sempre memorabili per l’incanto delle parole. Tali nuove lettere appaiono tuttavia artefatte, non vere, e si intuisce che non sono scritte da mano e da anima umane, ma dall’Intelligenza artificiale. Ed ecco un poco di delusione per quei commenti, quei ringraziamenti, complimenti ed espressioni apparentemente così umane che ci avevano aperto il cuore e avvicinato spiritualmente a chi ci aveva scritto: non è del nostro amico o del nostro collega la mano che ha scritto parole così alate e commoventi, ma è quella di un prodotto tecnologico, generato da un ampissimo modello linguistico, potentissimo e fenomenale, ma privo di sentimenti e che ignora perché e a chi sta scrivendo.
Potersi formare un’idea di quanto sta succedendo e potrà accadere non è così immediato, e astenersi da valutazioni affrettate è forse velleitario. Di fatto quello che appare è che crediamo nell’inventiva umana e nelle innovazioni che hanno accompagnato l’evoluzione delle nostre società. Però, come sempre accade quando ci troviamo di fronte ad invenzioni così innovative potenzialmente in grado di alterare il modo in cui le relazioni umane nascono, si consolidano e fluiscono, ci mettiamo a riflettere su ciò che è più o meno giusto fare, ossia su come utilizzare tali innovazioni in relazione a quei caratteri che sono nostri, di esseri umani, sociali, creativi e liberi, di persone che non pensano a sostituire mai l’essere umano con la macchina.
L’intelligenza artificiale generativa è l’invenzione contemporanea che con ogni probabilità ha di fronte a sé un periodo di grande sviluppo e diffusione. Come in altri ambiti della tecnica, ci troveremo a utilizzarla con frequenza sempre maggiore nel condurre le nostre attività lavorative quotidiane, rendendo magari meno pesanti i lavori particolarmente ripetitivi e impiegando il tempo risparmiato per quanto è più vicino alla nostra umanità antica, la creatività, il divertimento, perché no? Quel poco di follia che riprendiamo dai nostri sogni.
È abbastanza condivisibile il fatto che l’intelligenza artificiale generativa rende più agevole l’elaborazione, la sintesi e l’analisi di dati, complessi o molto consistenti per quantità, e che facilita la loro comprensione orientando più coerentemente le nostre azioni future. Potremo tradurre, correggere, farci suggerire e anche completare i prospetti, i nostri scritti, il nostro lavoro. Sarà molto utile per impostare comunicazioni formali, lettere di business, commenti amministrativi, analisi statistiche e quel tipo di comunicazioni che potremmo definire “non guidate dal sentimento”. Però è difficile pensare che uno strumento come questo, una sorta di robot che non vedremo mai piangere o commuoversi, ad esempio dinanzi ad un tramonto, un assistente personale sempre disponibile e capace, possa sostituirsi a noi per quanto scaturisce dal nostro cuore: a guidare la nostra penna resta il sentimento, l’emozione, l’intimità, l’amicizia.
Tutto è nella misura. Sul fregio del tempio di Apollo a Delfi è scritto: «Nulla di troppo». È una delle più grandi virtù etiche del grande popolo che fu quello dei greci antichi. Ed Hegel pensava che la quantità determinasse la qualità, come dire che, quando si va oltre l’armonia delle cose cambia la loro stessa natura utile: se sapremo utilizzare l’intelligenza artificiale con la misura che le compete, ne avremo benefici inimmaginabili, ma non dovremo eccedere.
Viene in mente, ad esempio, il tema del linguaggio. Secondo uno studio dell’illustre linguista Tullio De Mauro, nel 1976 i ragazzi ginnasiali possedevano un vocabolario di 1500 parole; per la stessa indagine, ripetuta venti anni dopo, quel vocabolario era ridotto a 640, ed oggi forse, tenuto conto dei telefonini e dei messaggi brevi, è diminuito ancora. E cosa potrebbe accadere se deleghiamo all’intelligenza artificiale il compito di scegliere le parole? Forse, indebolita la facoltà di generare parole, potrebbe risentirne lo stesso pensiero, una pietra angolare dell’umanità.
Ma tornando al tema, quando si elabora una lettera utilizzando l’AI appare amabile, magari, aggiungere un’espressione che dica “scritto insieme all’intelligenza artificiale”. Una sorta di elegante e sincero contrassegno, che possa testimoniare il rispetto che abbiamo per le nostre controparti, e per l’etica del nostro agire, un modo umano per dare il giusto valore al nostro lavoro e pensiero. Un nostro scritto potrebbe, ad esempio, concludersi così:
“… Possa sempre il Creato illuminare il nostro cammino.
Vostro,
Brunello
Scritto insieme all’AI ”