label.skip.main.content

Il Genius Loci, Maestro delle Arti

Lectio Doctoralis in occasione del conferimento del Dottorato di ricerca honoris causa in Architettura da parte dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”

Da sinistra, la Prof.ssa Arch. Alessandra Cirafici, il Rettore dell'Università degli Studi della Campania Prof. Gianfranco Nicoletti, il Rettore dell'Università degli Studi di Perugia Prof. Maurizio Oliviero, Brunello Cucinelli, il Ministro dell’Università e della Ricerca della Repubblica Italiana On. Anna Maria Bernini, il Rettore dell'Università degli Studi di Napoli Parthenope Prof. Antonio Garofalo, il Rettore dell'Univesrità degli Studi di Napoli L’Orientale Prof. Roberto Tottoli, la Prof.ssa Ornella Zerlenga, Direttore del Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale

Caserta, 3 aprile 2025

Magnifico Rettore, Rettori di altre università, Presidi, professori e autorità, amici che con la vostra presenza completate la felicità di questo giorno, vi ringrazio di cuore.

La mia condizione di nascita è quella della vita contadina. Essa si lega profondamente alla natura, dalla quale ho appreso le leggi del Creato, e il linguaggio del Genius loci, i quali sono stati i primi ad insegnarmi il rapporto tra natura, arte e bellezza e quel vivere secondo natura tanto amato dai miei stimati maestri greci.

Nel casolare nella campagna di Castel Rigone dove ho vissuto la mia bella e dolce infanzia, ho appreso il “vivere in armonia con il Creato”.

Lavoravamo la terra con gli animali, non avevamo corrente elettrica, ma il cielo e le stelle sono state la prima fonte di ispirazione. Sono cresciuto camminando con i piedi sulla terra ma guardando costantemente il cielo.

I primi passi verso il pensiero umano li ho mossi anni dopo, quando stando al bar, la mia università della vita, incontrai degli amici con i quali cominciammo a discutere di Kant.

Quello fu l’inizio del mio cammino di appassionato di filosofia. Un pensiero di quel filosofo su tutto mi ha indirizzato verso la via che tanto desideravo percorrere: «agisci considerando l’umanità sua per te stesso che per gli altri, non come semplice mezzo, ma come nobile fine».

La mia aspirazione alla storia la ritrovo nella mia terra, l’Umbria, “luogo dello spirito” con un sapore antico permeato dal pensiero di Benedetto e Francesco, miei custodi e protettori della mia anima.

Ammiro San Benedetto che raccomandava all’Abate di essere: rigoroso e dolce, esigente maestro, amabile padre.

Da San Francesco ho appreso quel vivere in semplicità verso tutti: «tra i santi il più santo, tra i peccatori uno di noi». Così lo definisce Tommaso da Celano nella sua biografia.

Dalla famiglia ho avuto in dono l’amore per la terra; Senofane dice: «dalla terra tutto deriva». Dal ricordo dei solchi che tracciavo guidando i buoi nella mia infanzia, quei solchi che mio padre, guardandomi, riteneva belli “perché dritti”, ho ricevuto in dono la passione per il mestiere di “geometra” che fu anche di Dio, poi mi iscrissi alla Facoltà di ingegneria che iniziai ma senza terminare.

Dall’amore per la terra e proprio dal Genius loci, prese forma questa passione per la cura dei luoghi di vita e di lavoro per l’architettura, che è la casa dell’umanità.

San Francesco raccomanda che nell’edificare chiese, le si devono immaginare, semplici e belle per essere più vicine a Dio.

John Ruskin, a metà Ottocento, ci raccomanda che quando edifichiamo, dobbiamo farlo per l’eternità.

Da questi grandi ho appreso, come mi ha insegnato l’Imperatore Adriano, a sentirmi “responsabile delle bellezze del mondo”.

I miei modelli più cari sono l’Antichità e il Rinascimento. Maestri più antichi mi sono sempre sembrati i Greci in ogni ambito della cultura; quando mi sono trovato dinanzi al Partenone ho provato per il genio dell’uomo un’emozione senza precedenti, e ho pensato a quei grandi artisti che furono i suoi architetti, Ictino e Callicrate, e poi a Fidia, che in maniera così misurata seppe armonizzare le sue sculture con l’architettura. E sinceramente mi commuovo pensando a Pericle, quando, essendogli stato fatto notare l’alto costo del Partenone, rispose che quell’edificio sarebbe vissuto in eterno insieme ad Atene. Dopo i greci, i romani seppero rendere manifesta la loro grandezza con gli anfiteatri, i teatri, i circhi, le città, arricchendo la propria arte con linguaggi di altre parti del mondo; quei romani che secondo Goethe avevano costituito quasi una seconda natura destinata all‘eternità.

Considero miei maestri Vitruvio, Alberti, Palladio, che per certi versi mi appaiono affratellati nella visione di un’architettura pura, elegante, semplice, funzionale, naturale, visionaria. Da essi, guardando le loro formidabili creazioni, leggendo i loro eterni scritti, ho appreso che l’architettura è fatta per l’uomo, come ricorda Palladio; e quando gli chiesero cosa pensasse degli architetti del suo tempo, rispose che erano ottimi conoscitori delle tecniche e dei materiali contemporanei, ma che le loro opere mancavano di familiarità. Alberti ci insegna che l’architettura è profondamente legata al pensiero umanistico, e pensava che una città è come un grande edificio abitato da una grande famiglia; Vitruvio ci ha detto che solo la compresenza di solidità, utilità e grazia facevano un’architettura; questo insegnava il grande architetto trattatista, sempre in stretto contatto con i materiali da costruzione e con le tecniche, e con la terra dalla quale tutto questo proveniva.

Ma confesso che, frequentando questi spazi dove oggi mi onoro di essere, un’emozione particolare mi è generata dalle architetture di Luigi Vanvitelli, piene di una dolcezza umanistica che in generale non era troppo comune nelle opere Settecentesche, quando il Barocco si andava raggelando anticipando il Neoclassicismo. Per questo da oggi anche Luigi Vanvitelli è mio maestro, e sono affascinato dalle parole che fece incidere sulla pietra utilizzata come prima posa di questo magniloquente cantiere: «Rimangano [nel tempo] il palazzo, il trono e la dinastia dei Borboni, fino a quando questa pietra ritorni in cielo per propria forza».

Le opere di questi grandi sono eterne, ed eterna è ogni testimonianza del pensiero e del sentimento storico; sono convinto del dovere di conservare tutto questo, perché perdendo le nostre memorie perderemmo noi stessi, e anche perché conservare la storia significa dare sostanza al futuro.

Tra questi grandi maestri che mi hanno ispirato, ve ne è uno molto speciale: architetto, filosofo, poeta, umanista, ma soprattutto una persona per bene che ha fatto dell’anima la fonte dei suoi grandi pensieri, ed è per me ciò che è stato Aristotele per il grande Alessandro Magno. Quest’uomo è qui e si chiama Massimo de Vico Fallani. Grazie dal profondo della mia anima.

Con questi ideali di: bella politica, bella famiglia, di religione e spiritualità, abbiamo costruito la nostra industria considerandoci un poco architetti di questa impresa che definiamo umanistica, fondata sulle grandi regole del Maestro Vitruvio: solida, utile, bella e aggraziata.

Solida perché vivesse per l’eternità, utile perché servisse all’umanità nel rispetto della dignità morale ed economica dell’essere umano. Bella e aggraziata perché fosse gradevole come ambiente di lavoro e rispettasse i grandi canoni del Genius loci su cui tanto crediamo, sentendoci dei piccoli custodi del Creato.

Lavoriamo e viviamo in questo piccolo borgo trecentesco di Solomeo che negli anni abbiamo restaurato e edificato, ascoltando la parola sapiente dei nostri grandi maestri.

Abbiamo edificato un Teatro, tempio laico dell’arte, ispirato al pensiero di Palladio e Scamozzi, l’Olimpico di Vicenza, il più bel teatro al mondo chiuso e il meraviglioso Teatro di Sabbioneta, e dinanzi a questo edificio un anfiteatro.

Abbiamo costruito una cantina, come fosse un luogo quasi sacro, un omaggio alla terra madre “dalla quale tutto deriva”, come ci insegna Senofane.

Abbiamo edificato un monumento alla Dignità dell’uomo nella valle, a testimonianza del nostro pensiero.

Stiamo restaurando un’antica villa del ‘700 che sarà adibita a Biblioteca Universale di Solomeo, dedicata a Tolomeo I di Alessandria e Adriano Imperatore, il quale ci ha trasmesso queste magnifiche espressioni: «i libri mi hanno indicato la via della vita»; «i libri sono stati la mia prima patria»; «chi costruirà biblioteche, edificherà granai per l’umanità».

Vicino a queste opere abbiamo immaginato e realizzato parchi, oliveti e vigneti: una volta un mio amico benedettino mi disse: «hai restaurato Solomeo e la campagna come se fosse una sorta di monastero sotto il cielo».

Questi edifici li abbiamo costruiti immaginando che vivano per l’eternità.

Ancora l’Imperatore Adriano ci ha sempre illuminato con il suo pensiero: «mi sento responsabile delle bellezze del mondo».

Abbiamo sempre creduto in una crescita sostenibile ed equilibrata dell’impresa che realizzasse i giusti profitti con etica, dignità e rispetto, senza recare danni all’umanità o per lo meno, il meno possibile.

Crediamo in una sostenibilità:

climatica: aria, terra, mare;

economica: in che luoghi lavori, quanto guadagni;

culturale: qual è il nostro dovere verso la comunità;

spirituale: come sono trattato al lavoro;

tecnologica: quanto tempo devo essere connesso con l’impresa;

morale: siamo una impresa italiana, fieri di contribuire alla crescita del nostro paese.

Su questi grandi temi ci ispiriamo alla regola del grande imperatore Augusto nel diritto romano di duemila anni fa: vivi onestamente, non recare danni a nessuno, ad ognuno il suo.

Abbiamo dato un nome a tutto ciò: Capitalismo Umanistico e Umana Sostenibilità.

Per tutto questo fui chiamato dal Presidente Draghi a testimoniare in occasione del G20 di Roma nel 2021, assieme a Re Carlo.

Così conclusi la mia testimonianza: «a voi responsabili pro tempore delle bellezze del mondo, a voi custodi pro tempore del Creato, a nome dell’umanità vi chiediamo: indicateci la via della vita».

Illuministi e romantici come Jean Jacques Rousseau ci hanno convinto della necessità di un contratto sociale umano; il contratto sociale è un’idea antica, che risale ancora a Platone, Aristotele e poi più vicino a noi, Thomas Hobbes e John Locke, e infine a Rousseau, che gli dedicò un libro eterno. Forse negli ultimi tempi abbiamo perso l’armonia tra noi e il Creato come predicava Epicuro. Dobbiamo avere cura del Creato, come fece San Francesco, che 800 anni fa, anticipando i tempi, con le laudi, stabilì di fatto il primo contratto sociale con il Creato, oltre agli uomini, alla terra, all’aria, all’acqua, agli animali.

Su quel nobile esempio, in accordo con il pensiero di Kant, alziamo gli occhi al cielo sopra di noi e obbediamo alla legge morale dentro di noi. Riconosciamo che il Creato ci chiede aiuto; e allora io penso che abbiamo bisogno di un nuovo contratto sociale con il Creato, e per questo penso ai giovani.

Voi giovani siete le nuove sentinelle, i nuovi paladini e custodi del Creato.

Di voi nella storia millenaria dell’uomo si è sempre detto la stessa cosa; partendo da Babilonia 5000 anni fa, passando per Socrate, Seneca, Sant’Agostino, Boccaccio, il quale parla nel 1350 ai giovani fondatori dell’Umanesimo e del Rinascimento con queste parole: «questi giovani amano il lusso, burlano le autorità, non saranno capaci di mantenere la nostra cultura».

Non credete a questo, contrapponetevi, ben sapendo che è in arrivo un Tempus novum dove il germoglio di una nuova umanistica rivoluzione si intravede.

Affrontate l’intelligenza artificiale come se fosse una città che dovete conoscere. I robot sono progettati all’empatia e quindi il mondo sarà migliore.

Mi ha colpito il video del CEO di Nvidia, quando chiede al suo piccolo robot “Blue” di spegnersi e questo lo fa con tristezza, come se non volesse lasciarlo, come se provasse un autentico sentimento di affetto, una scena che mi ha quasi commosso.

La cultura è il sale della terra. Vi è un’intelligenza dello studio ed un’intelligenza dell’anima.

Unite la mente di Apollo all’anima di Dioniso. Credete nei grandi ideali.

Fotografie di Gavin Bond©

Guardate alla povertà con un occhio nuovo. Abbiate cura della fratellanza.

Credete nella speranza.

Siate innamorati pazzi, fatevi ispirare da Ovidio nella sua Arte di amare. «Le lacrime sono la benzina dell’anima», diceva il pilota Ayrton Senna. Credete nel sentimento, nell’emozione, nell’immaginazione, nella creatività.

Vi è un piccolissimo testo di Pitagora dal titolo I versi aurei, dove riassume in tre paginette la summa della vita in un verso così recita: «Non accogliere negli occhi stanchi il sonno, senza aver prima passato in rassegna tra volte le azioni della giornata: in che ho peccato? Cosa ho fatto? Quale dovere non ho compiuto? Cominciando dalla prima, esamina le tue azioni; quindi rimproverati per le cattive e rallegrati per le buone. Ricordati comunque che raccoglierai ciò che hai seminato».

Siate quindi persone perbene. Fate dell’anima la fonte dei grandi pensieri. La saggezza tra tutte le cose belle – dice Socrate – è la più bella.

Vorrei salutarvi ora con ciò che il filosofo Pavel Florenskij scrisse ai suoi figli intorno al 1930 nel suo testamento spirituale.

«O miei amati figli, quando l’animo è pesante, quando qualcosa non vi riesce, quando qualcuno vi umilia, quando qualcuno vi offende, uscite fuori e guardate il cielo e le stelle e tutto si riequilibrerà».

Grazie, mi avete fatto un grande, grande dono.

Che il Creato vi protegga e vi illumini,

SCOPRI GLI ALTRI PENSIERI