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Doni della Terra
Il Vino Castello di Solomeo
«Se mi domando perché ho scelto di produrre il vino Castello di Solomeo, il pensiero ritorna a qualche anno fa, quando nacque in me un desiderio, un desiderio così bello che apparve straordinario, per fascinazione, e così lo feci divenire una realtà viva senza chiedermi da dove veniva.
Solo dopo qualche tempo, quando l’edificio della cantina vegliava con amorosa cura la vigna che dolcemente, con le sue anse, si estendeva verso la valle, quando germogliarono per la prima volta più numerose delle stelle le viti che i cespi di rose alla testa di ogni filare proteggono, quando le foglie autunnali iniziavano a rosseggiare e sembravano in gara contro il sole che tramonta, allora gustai il primo mosto premuto che ribolle e poi il primo vino spillato. Mentre assaporavo tutto questo sotto le nobili volte della cantina, sentii dentro di me, d’improvviso, come lo zampillo di una fonte nuova, un sentimento di gratitudine, prorompente gratitudine verso Gea, la Terra Madre, della quale l’umanità intera è figlia lungo tutta la sua antica storia, e capii d’un tratto da dove veniva il desiderio che mi aveva portato a quell’amabile risultato.
Amo la Terra.
Sono nato in una famiglia contadina, e ho imparato ad amare la Terra madre fin dalla mia infanzia, quando giocavo insieme ai miei fratelli e ai cugini nei campi, e poi da adolescente, guidando l’aratro con i buoi ben diritti nei solchi, lodato per questo da mio padre, che in tale ordine vedeva la bellezza. Così vicino spiritualmente e fisicamente alla terra, che rivoltata dal vomere fumava contro il cielo pallido, potevo sentire il suo profumo, vedevo gemere l’humus che è vita, e capivo perfettamente perché quella terra ferace venisse adorata dagli antichi con la parola di Madre.
Brunello Cucinelli nella Cantina di Solomeo
La Terra mi sembrava regina dell’armonia di ogni aspetto del Creato, e così della famiglia; in quei tempi non ricordo un solo giorno di tristezza, non ho mai visto discutere i miei genitori, e in casa non mancava davvero nulla di quanto realmente necessario: la tavola era ornata come quella dei re con i semplici doni della Terra, sempre nuovi secondo la stagione, e un profumo si spandeva per la casa, diverso a seconda delle ore del giorno. Tutti avevano un compito, si respirava un’aria di perfetta serenità e di reciproca dedizione. Ma sulla tavola non mancava mai il vino, consumato sempre con moderazione; era quasi un rito farne assaggiare un poco ai più piccoli, si diceva, per “farli diventare grandi”. Ai miei occhi quell’ambrosia appariva come un fattore di saggezza, perché la bevevano i grandi, che erano saggi.
Oggi, con gli anni che sono trascorsi, penso a quella gioventù spensierata, e paragono la beatitudine campestre, così amabilmente cantata da tanti antichi, alla vita attuale, convincendomi sempre di più del fatto che il perpetuo mutamento della natura non fa che confermare la sua universale indispensabilità per il genere umano. Per questo dovremmo prendere esempio dagli antichi e migliorare il nostro rapporto con il Creato. Produrre un buon vino è un amabile modo di farlo, perché rispetta l’aspirazione alla qualità di cui siamo orgogliosi a Solomeo e significa essere grati alla Magna mater, riconoscere che, come diceva Senofane, dalla Terra tutto deriva.
Il vino Castello di Solomeo è prodotto in circa novemila bottiglie l’anno, da una piccola vigna che si estende per cinque ettari. Le sue uve sono Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, da cui nasce il prestigioso blend bordolese, a cui viene aggiunto il vitigno Sangiovese come tributo alla cultura e alla tradizione vitivinicola del Centro Italia. Da questa unione nasce un vino strutturato e al tempo stesso ricco di morbidezza e di quella leggera fascinazione che fu all’origine del suo desiderio.
Il frutto della vite, insieme all’olio che produco da diversi anni, è un simbolo primordiale della Terra che ci viene donato dai tempi più remoti. Il vino di Solomeo lo immagino come un atto di sacralità filiale verso la Terra, alla quale mi ispiro in ogni scelta, nella vita, nel lavoro, nel paesaggio incantato.
Nella sua Teogonia, l’antico poeta greco Esiodo invocava così “A Gea, madre di tutti i viventi”:
“Gea io canterò, la madre universale, antichissima, che nutre tutti gli esseri, quanti vivono sulla terra; quanti camminano, quanti sono nel mare e quanti volano, tutti si nutrono dell'abbondanza che tu concedi. Grazie a te gli uomini sono fecondi di figli e ricchi di messi”.
Mi sembra già di veder sorgere un futuro radioso dove l’alta tecnologia, in armonia con la biologia, sarà sempre di più uno strumento prezioso per l’umanità, consapevole dei grandi simboli, dei grandi ideali, dei valori congeniti della specie umana. Il vino è tra questi valori uno dei più nobili, genitore di quella Sapienza di cui fu padre Dioniso, e che, regolata da Apollo secondo quanto ci racconta Nietzsche, è la forma più umana e completa di conoscenza.»
Brunello Cucinelli insieme alla famiglia all'evento di presentazione della prima annata del vino Castello di Solomeo a Milano, novembre 2022
L’Olio Castello di Solomeo
“Olio, dono sacro alla spiritualità e all’onore, nutrimento della persona umana”.
Nelle terre che circondano il borgo sorgono il vigneto e gli oliveti dai quali nascono il vino e l’olio Castello di Solomeo.
La peculiare forma a cerchi concentrici dell’oliveto più giovane disegna un abbraccio simbolico alla Terra Madre, mentre il terreno più antico si trova sulla sommità della collina del borgo, con piante di oltre 60 anni dalle chiome alte e imponenti.
Poco lontano la Cantina si trova l’Oleificio dove ogni anno vengono prodotte circa 7000 bottiglie di olio della tipica varietà umbra Dolce Agogia.
Ogni anno, durante la stagione autunnale, la raccolta delle olive ripercorre una lunga tradizione che scandisce da secoli la storia della sapienza agraria del territorio umbro.
La cura degli uliveti, la raccolta delle olive, la frangitura: gesti rituali che si tramandano di generazione in generazione, mantenendo vivo il legame autentico con la propria terra di origine.