Luoghi dove venendo al lavoro ogni mattina, accompagnati forse
da quel mal dell’anima che a volte ci prende sin dalla nascita e che
oggi è acutizzato da una sorta di rumore informatico molto diffuso,
trovasse un po’ di serenità, di rispetto, di stima e
comprensione.
Luoghi dove si lavorasse un giusto
numero di ore al giorno. Si inizia tutti alle 8.00 e non si può lavorare
dopo le 17.30, con una importante pausa pranzo. Non si timbra il
cartellino ma alle 8.00 del mattino in punto siamo lì. Non si può essere
connessi dopo le 17.30, né sabato e domenica. Non si possono fare email
se non lo stretto necessario, ma si fa un grande uso del telefono. Se
ti faccio lavorare troppo è come se ti avessi rubato
l’anima.
Tutto questo per provare a realizzare ogni
giorno quella raccomandazione a me tanto cara fatta da uno dei miei
grandi maestri, San Benedetto il quale dice: «cura ogni giorno la mente
con lo studio, l’anima con la preghiera e il lavoro».
Sono nato in un borgo ed ho sempre amato vivere in un borgo, dove
normalmente non vi è solitudine, non vi è povertà economica e
spirituale.
Questo Solomeo è stato per secoli produttore di olio, grano e vino ed
oggi è produttore di cashmere.
Non volevo stravolgere la sua identità: volevo solo
custodirla.
Nel conservare siamo stati più
restauratori che edificatori. Di nuovo, abbiamo solo edificato un
Teatro, un Foro delle Arti, un’Accademia Neoumanistica.
Terminati i lavori al centro storico, abbiamo restaurato la periferia
per renderla amabile.
Si dice che il settanta per cento degli esseri umani abiti in periferia,
quindi questo è un nostro compito per questo secolo a venire.
Ho sempre pensato che è nostro dovere progettare sì a tre anni ma anche a
trenta anni, a tre secoli. Questo Teatro è un tempio laico dell’arte
progettato a 3 secoli.
Ho sempre pensato che non
possiamo governare l’umanità solo con la scienza ma dobbiamo tornare a
bilanciare scienza e anima: si pensi al rapporto tra Voltaire e
Rousseau, tra Apollo e Dioniso.
Credo che abbiamo vissuto un trentennio di crisi di civiltà ma ora
stiamo rivivendo un grande risveglio della nostra umanità: morale,
etico, spirituale, civile, religioso…
Stiamo tornando a
credere nei grandi ideali:
La bella politica;
La bella famiglia;
la religione o spiritualità.
Ho l’impressione che
mezza umanità non abbia bisogno di niente, ma tutta l’umanità è in cerca
di qualche cosa.
Credo che vi sia un desiderio universale dell’umanità di essere trattata
con: decoro, onestà, rispetto.
Abbiamo intrapreso una bella strada che è quella di un declino della
violenza.
Epicuro sarebbe felicissimo di vedere una sorta di declino del
consumismo a vantaggio dell’utilizzo delle cose che i nostri giovani
stanno mettendo in atto.
Questi giovani, ai quali
diciamo di scrollarsi di dosso l’obbligo di avere paura, di non volgere
le spalle alla povertà, di riscoprire l’arte di farsi voler bene, di
rispettare le leggi come i propri genitori, di non seguire il culto
dell’impazienza e di credere sempre che l’arte è il seme della civiltà.
Credo che noi padri abbiamo fatto con i nostri figli un grande errore:
quello di aver detto loro “se non studi, andrai a lavorare”. Quindi
abbiamo addossato al lavoro la pena per non aver studiato, quindi
abbiamo tolto a quest’ultimo dignità morale ed
economica.
Credo che forse l’espressione
“globalizzazione” vada sostituita con “universalismo” del mondo con
grande rispetto per tutte le civiltà ed immaginando quindi una sorta di
“integrazione positiva”, tra tutti gli esseri umani della
terra.
Nella storia sono esistite altre forme di
universalismo immense: tra queste, penso a quella di
Roma.
Erano forme che sono durate secoli e millenni,
hanno scritto incisivamente il nostro passato; ma tutte, pur nella loro
diversità hanno avuto un termine, perché, anche se nobili, erano imposte
dai pochi e subite dai molti.
In Persia la figura
imponente era quella divinizzata dell'imperatore; Alessandro Magno ha
esportato nel mondo la grande cultura ellenica, Roma ha imposto l'idea
di una città divina e sovrana.
L'Universalismo che io
sogno invece, nasce da tutti gli uomini che lo desiderano per se stessi,
e per questo può essere progressivamente modificato e adottato, ma ha i
requisiti per essere permanente. È nuovo nella storia per i suoi
grandiosi ideali e perché viene trasmesso con un mezzo
straordinariamente potente e mai nemmeno immaginato prima di ora:
internet.
L'Umanità ha bisogno di persone
perbene.
Stiamo tornando a cercare un equilibrio
tra giusta crescita e sano profitto.
Quindi è
possibile immaginare anche una nuova sorta di “capitalismo umanistico
contemporaneo”.
Internet è un grande dono che ha come fine l’uomo. Ed ha cambiato le
abitudini dell’essere umano.
Ora ho una preghiera per voi, che tutto il mondo riconosce tra i più
grandi geni innovatori tecnologici del XXI Secolo.
È
la preghiera di un uomo oltre che di un imprenditore, e viene diritta
dal cuore: riunitevi, dialogate, provate ad indicarci la via migliore
sul modo di come poter utilizzare le tecnologie contemporanee affinché
la vita quotidiana nostra e delle future generazioni non perda
quell’umanità di cui il Creato ci ha fatto dono.
A
questo punto della mia vita, avendo compiuto sessantatré anni, ho
guardato dentro la mia anima, come dice il mio stimatissimo
Sant’Agostino. Vorrei immaginare un secolo d’oro dove mente e anima si
abbraccino aiutandoci almeno in parte a curare quel mal dell’anima che
da sempre ci affligge, ritrovando quel grande valore che è la speranza. E
come mi ha insegnato il mio compagno di pensieri Marco Aurelio
Imperatore «vivi secondo natura e asseconda
l’umanità».
“Grato a voi e all’umanità
tutta.”
“Il Creato illumini il nostro
cammino.”