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Verso un Universalismo dell’Uomo

Al Kiel Institute for the World Economy per il Global Economy Prize 2017

Sono immensamente lusingato ed emozionato per lo straordinario dono che un’istituzione così prestigiosa a livello mondiale quale il Kiel Institute mi ha voluto riconoscere. Sono inoltre molto grato per la bellissima Laudatio, dove viene usata l’antichissima, magnifica e nobile espressione “mercante onorevole”. Spero che con l’amabile aiuto del Creato io possa onorare sempre questo nobile titolo, e sono convinto che l’umanità intera abbia intrapreso la strada che conduce al desiderio universale degli uomini di essere trattati con decoro, onestà e rispetto.

Lectio - Kiel, 18 giugno 2017

Mio stimato popolo tedesco, sono lusingato, onoratissimo ed emozionatissimo. Mi avete fatto un dono amabile e nobile, mio padre ne sarà fiero. Siete un popolo dal quale molto ho appreso e assorbito per nutrire la mia mente e la mia anima. La mia attività lavorativa è iniziata qui con voi. Siete voi che con puntualità mi avete pagato i primi denari. Nel mio cuore resta vivo il ricordo della generosità con la quale mi avete versato il vino della vostra sapienza. Grazie grazie grazie.

Un grazie speciale al Kiel Institute for the World Economy, per avermi onorato dell’appellativo di “mercante onorevole”.

Il grande sogno della mia vita è sempre stato quello di lavorare per la dignità morale ed economica dell’essere umano.

Volevo che l’impresa facesse sì profitti ma con etica, dignità e morale, fabbricando manufatti senza recare danni al Creato o perlomeno il meno possibile.

Vivo e lavoro con la mia famiglia in un piccolo borgo umbro trecentesco di nome Solomeo che ha dato i natali a mia moglie. Qui, ascoltando il “genius loci” e la sapiente parola dei miei maestri, ho eseguito un restauro durato 30 anni cercando di realizzare il sogno di sentirmi custode pro tempore.

Il mio piccolo sogno guarda a quello del mio grande maestro Adriano Imperatore, quando dice: “Mi sento responsabile delle bellezze del mondo”. Ho vissuto la prima parte della mia vita in campagna, facevamo i contadini, lavoravamo la terra con gli animali, non avevamo elettricità, eravamo una famiglia numerosa e gioiosa, pensate che non ho mai visto i miei genitori litigare. Si lavorava, si pregava ed era forte il concetto della speranza.

Ho negli occhi le forme e sento ancora gli odori di quella “terra madre di tutte le cose”.

Mio nonno alzando gli occhi al cielo, spesso ripeteva una affascinante frase: “che Dio ci mandi la giusta acqua, la giusta neve, il giusto vento”. È lì dove ho capito il concetto universale della mia vita, il giusto equilibrio che deve esistere anche tra “profitto e dono”.

Quando avevo quindici anni siamo andati a vivere vicino alla città, a Perugia, e mio padre cominciò a lavorare in fabbrica, dove però a volte veniva umiliato e offeso. Spesso ripeteva: “Che cosa ho fatto a Dio per essere umiliato”?

Non ho mai capito perché si dovesse offendere un essere umano.

Quindi ispirandomi a quegli occhi lucidi mi sono detto che nella mia vita avrei lavorato per un unico fine: la “dignità morale ed economica dell’essere umano”. Verso i diciassette anni sono rimasto affascinato da una grande espressione di Kant: “Agisci considerando l’umanità sia per te stesso che per gli altri non come semplice mezzo ma come nobile fine”. Lì ho ritrovato quella legge morale di cui mio babbo mi ha sempre parlato. Su questi fondamentali ho costruito la mia vita.

Da quindici a venticinque anni ho studiato, ma sinceramente poco e male. Erano gli anni della rivoluzione culturale del ’68, ho frequentato per tre anni la facoltà di ingegneria dando un solo esame. In quello stesso tempo ho vissuto per dieci anni la classica vita del bar italiano. C’erano solo uomini, si discuteva di tutto: politica, donne, economia, filosofia, teologia; quella polemos tanto cara ad Eraclito.

Polemos madre e maestra dell’umanità.

Al Bar vi è sempre qualcuno che ascolta le tue pene. Non vi è dubbio che quella parte importante della mia storia personale sia in qualche maniera la “mia università della vita”. Volevo produrre cashmere perché immaginavo che, grazie alla sua durata nel tempo, si potesse “lasciare in eredità”. Mi piaceva che fosse un manufatto italiano e che rappresentasse grande qualità, artigianalità, manualità e speriamo creatività. Per fare questo avevo bisogno di mani sapienti che “ricevessero dignità morale ed economica dal lavoro”. Volevo che gli esseri umani trovassero nel lavoro luoghi accoglienti anche sotto il profilo estetico, dove si respirasse umanità, stima, tolleranza, spiritualità e anche in qualche maniera un po’ di misticità.

Congratulazioni ai miei stimatissimi Horst Köhler, Assar Lindbeck e Arundhati Bhattacharya per il “Global Economy Prize 2017”

Luoghi dove venendo al lavoro ogni mattina, accompagnati forse da quel mal dell’anima che a volte ci prende sin dalla nascita e che oggi è acutizzato da una sorta di rumore informatico molto diffuso, trovasse un po’ di serenità, di rispetto, di stima e comprensione.

Luoghi dove si lavorasse un giusto numero di ore al giorno. Si inizia tutti alle 8.00 e non si può lavorare dopo le 17.30, con una importante pausa pranzo. Non si timbra il cartellino ma alle 8.00 del mattino in punto siamo lì. Non si può essere connessi dopo le 17.30, né sabato e domenica. Non si possono fare email se non lo stretto necessario, ma si fa un grande uso del telefono. Se ti faccio lavorare troppo è come se ti avessi rubato l’anima.

Tutto questo per provare a realizzare ogni giorno quella raccomandazione a me tanto cara fatta da uno dei miei grandi maestri, San Benedetto il quale dice: “Cura ogni giorno la mente con lo studio, l’anima con la preghiera e il lavoro”. Sono nato in un borgo ed ho sempre amato vivere in un borgo, dove normalmente non vi è solitudine, non vi è povertà economica e spirituale. Questo Solomeo è stato per secoli produttore di olio, grano e vino ed oggi è produttore di cashmere. Non volevo stravolgere la sua identità: volevo solo custodirla.

Nel conservare siamo stati più restauratori che edificatori. Di nuovo, abbiamo solo edificato un Teatro, un Foro delle Arti, un’Accademia Neoumanistica. Terminati i lavori al centro storico, abbiamo restaurato la periferia per renderla amabile. Si dice che il settanta per cento degli esseri umani abiti in periferia, quindi questo è un nostro compito per questo secolo a venire. Ho sempre pensato che è nostro dovere progettare sì a tre anni ma anche a trenta anni, a tre secoli. Questo Teatro è un tempio laico dell’arte progettato a 3 secoli.

Ho sempre pensato che non possiamo governare l’umanità solo con la scienza ma dobbiamo tornare a bilanciare scienza e anima: si pensi al rapporto tra Voltaire e Rousseau, tra Apollo e Dioniso. Credo che abbiamo vissuto un trentennio di crisi di civiltà ma ora stiamo rivivendo un grande risveglio della nostra umanità: morale, etico, spirituale, civile, religioso…

Stiamo tornando a credere nei grandi ideali: La bella politica; La bella famiglia; la religione o spiritualità.

Ho l’impressione che mezza umanità non abbia bisogno di niente, ma tutta l’umanità è in cerca di qualche cosa. Credo che vi sia un desiderio universale dell’umanità di essere trattata con: decoro, onestà, rispetto. Abbiamo intrapreso una bella strada che è quella di un declino della violenza.

Epicuro sarebbe felicissimo di vedere una sorta di declino del consumismo a vantaggio dell’utilizzo delle cose che i nostri giovani stanno mettendo in atto.

Questi giovani, ai quali diciamo di scrollarsi di dosso l’obbligo di avere paura, di non volgere le spalle alla povertà, di riscoprire l’arte di farsi voler bene, di rispettare le leggi come i propri genitori, di non seguire il culto dell’impazienza e di credere sempre che l’arte è il seme della civiltà. Credo che noi padri abbiamo fatto con i nostri figli un grande errore: quello di aver detto loro “se non studi, andrai a lavorare”. Quindi abbiamo addossato al lavoro la pena per non aver studiato, quindi abbiamo tolto a quest’ultimo dignità morale ed economica.

Credo che forse l’espressione “globalizzazione” vada sostituita con “universalismo” del mondo con grande rispetto per tutte le civiltà ed immaginando quindi una sorta di “integrazione positiva”, tra tutti gli esseri umani della terra.

Nella storia sono esistite altre forme di universalismo immense: tra queste, penso a quella di Roma.

Erano forme che sono durate secoli e millenni, hanno scritto incisivamente il nostro passato; ma tutte, pur nella loro diversità hanno avuto un termine, perché, anche se nobili, erano imposte dai pochi e subite dai molti.

In Persia la figura imponente era quella divinizzata dell'imperatore; Alessandro Magno ha esportato nel mondo la grande cultura ellenica, Roma ha imposto l'idea di una città divina e sovrana.

L'Universalismo che io sogno invece, nasce da tutti gli uomini che lo desiderano per se stessi, e per questo può essere progressivamente modificato e adottato, ma ha i requisiti per essere permanente. È nuovo nella storia per i suoi grandiosi ideali e perché viene trasmesso con un mezzo straordinariamente potente e mai nemmeno immaginato prima di ora: internet.

L'Umanità ha bisogno di persone perbene.

Stiamo tornando a cercare un equilibrio tra giusta crescita e sano profitto.

Quindi è possibile immaginare anche una nuova sorta di “capitalismo umanistico contemporaneo”. Internet è un grande dono che ha come fine l’uomo. Ed ha cambiato le abitudini dell’essere umano. Ora ho una preghiera per voi, che tutto il mondo riconosce tra i più grandi geni innovatori tecnologici del XXI Secolo.

È la preghiera di un uomo oltre che di un imprenditore, e viene diritta dal cuore: riunitevi, dialogate, provate ad indicarci la via migliore sul modo di come poter utilizzare le tecnologie contemporanee affinché la vita quotidiana nostra e delle future generazioni non perda quell’umanità di cui il Creato ci ha fatto dono.

A questo punto della mia vita, avendo compiuto sessantatré anni, ho guardato dentro la mia anima, come dice il mio stimatissimo Sant’Agostino. Vorrei immaginare un secolo d’oro dove mente e anima si abbraccino aiutandoci almeno in parte a curare quel mal dell’anima che da sempre ci affligge, ritrovando quel grande valore che è la speranza. E come mi ha insegnato il mio compagno di pensieri Marco Aurelio Imperatore: “Vivi secondo natura e asseconda l’umanità”.

Grato a voi e all’umanità tutta.

Il Creato illumini il nostro cammino.

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