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1- Ritratto di Galileo Galilei, Ottavio Leoni, 1624, Parigi - Museo del Louvre, © Scala Archives

2- Leonardo da Vinci, James Passelwhite, 1835, © Scala Archives

«In occasione delle feste di fine 2022, il mio amico Francesco ci ha mostrato alcune meraviglie della tecnologia contemporanea: un’intelligenza artificiale che sa predisporre e manipolare idee complesse, scriverle e poi tradurle in qualsiasi lingua, comandata attraverso poche parole chiave. Un software che sa realizzare un altro software; quasi un automa in grado di costruire un altro automa.

Queste meraviglie ci erano state annunciate dall’amico Reid Hoffman quando, a maggio 2019, venne a trovarci a Solomeo in occasione del nostro primo Simposio su Anima e Tecnologia, assieme ai tanti amici della Silicon Valley che mi piace chiamare “i giovani Leonardo del XXI secolo”.

Per me lo stupore, sinceramente, è stato grande; da esso è venuto il senso vertiginoso di quanto bene può derivare all’umanità dalla tecnologia e di quanto interesse vi sia al suo sviluppo.

Sono andato indietro nel tempo, e ho pensato a quando, già a partire dall’Umanesimo, ma anche molto prima, nei giardini dei nobili cinquecenteschi o nei palazzi dei sovrani orientali, venivano realizzati automi di leoni, di uccelli, di persone, mossi dall’acqua o da altri meccanismi interni, automi che potevano compiere azioni simili ai loro modelli vivi. In tutto questo il Rinascimento seppe coniugare la sapienza di Platone a quella di Archimede, perché sempre l’umanità del primo suggerì quali strade la tecnica del secondo avrebbe seguito per migliorare la vita dell’uomo: chi può dimenticare Leonardo da Vinci, Galileo? Fu dalle loro idee che dopo secoli vide la luce la macchina a vapore. Gli uomini del XIX secolo saranno stati smarriti nel veder sparire il carro a cavalli che li aveva accompagnati da quando l’umanità aveva memoria di sé stessa, ma seppero comprendere e utilizzare appropriatamente le nuove invenzioni. Oggi, che i prodotti della tecnologia contemporanea sono così straordinari da essere a volte meraviglia anche per i loro stessi creatori, penso che, come nel tempo andato, la nostra umanità sceglierà ogni più adeguata utilità della nuova scienza per migliorare la vita del Creato in ogni suo aspetto e governare l’innovazione tecnologica affinché non ci rubi l’anima che abbiamo ricevuto in dono. Due grandi menti del passato, Montaigne nel Rinascimento e Jacob Burckhardt nell’Ottocento, pensavano, quasi allo stesso modo, che la scienza è vana senza la guida della mente.»