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Dante e Beatrice verso il cielo del sole, Giovanni di Paolo (attribuito), metà XV secolo, CC BY

«Quasi ogni giorno, nel mirare lo spettacolo del Parco per la Bellezza che si stende nella valle di Solomeo, rimango ammirato e commosso come fosse sempre la prima volta, e avverto subito il beneficio spirituale di una tale esperienza. Mi piace pensare che c’ è una sostenibilità della materia e una sostenibilità dello spirito. La prima è quella che abbiamo più in attenzione pratica, ed è giusto che sia così, perché mancare lo sguardo delle cose materiali non è accettabile. Ma al tempo stesso penso che i valori spirituali, anche se a volte li si notano di meno perché il rumore della vita vissuta li confonde, non sono però meno urgenti e meno importanti per la salute della persona umana, e per questo la loro sostenibilità la considero vitale come quella della materia.

Quando al lavoro, da una finestra vedo in lontananza la grazia di un oliveto disegnato con garbo secondo la linea di tanti archi che si rincorrono, o ammiro un poggio contrappuntato da cipressi disposti regolarmente alla giusta distanza, o contemplo le curve gentili della vigna che seguono un’idea artistica, penso ammirato alla musica, che si alza in volo sulla regola matematica, e la mente va al mio stimato Pitagora, secondo il quale "il numero è la legge dell’universo". Quanti, artisti, letterati e filosofi, nella storia, non hanno posto l’accento su questo punto? Dal tempo di Platone, attraverso tutta la filosofia scolastica medioevale, e poi nell’Illuminismo, fino all’Idealismo, al Positivismo, all’Esistenzialismo e infine ai nostri giorni, l’utilità del contatto con qualcosa di bello, sia esso un quadro, un libro, o un paesaggio, è il seme dal quale nasce l’albero della sapienza, di quella sapienza della quale la persona umana non può fare a meno per la sua migliore vita, allo stesso modo in cui la mia vita, il mio animo, e ne sono sicuro, l’animo di ognuno, migliora quando si è trattati con rispetto e benevolenza.»