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Mongolia, immagine dal catalogo Autunno-Inverno 2010. Foto di Christian Moser

L’origine del cashmere risale alle antiche comunità di pastori dell’Asia centrale, dove la preziosa risorsa è impiegata come protezione naturale dal clima.

Da allora, la storia di questa eccellente fibra attraversa l’evoluzione delle civiltà, legando oriente e occidente, cultura tradizionale e creazioni contemporanee. L’altissimo pregio, l’inconfondibile sensazione avvolgente e le speciali proprietà isolanti hanno sedotto nel corso del tempo mercanti, principi e imperatori, per approdare infine nella moda come materiale nobile per eccellenza.

Oggi la storia del cashmere passa attraverso i laboratori di Solomeo, dove dal 1978 l’intuizione di Brunello Cucinelli dona alla fibra nuovo appeal e tonalità moderne.

Illustrazione di Sunflowerman

Nella nuova veste, il cashmere sposa le tradizioni umbre della lavorazione a maglia e l’innovazione di un design contemporaneo. Ora come nel passato, le sapienti mani dei maestri artigiani danno forma a capi da indossare e tramandare.

L’arco del cielo, sotto il quale tutto avviene, è un viso del quale la luna e il sole sono gli occhi. Il ciclo del tempo e la linea dell'orizzonte racchiudono l’uomo in un unico mondo inscindibile.

Divisa tra l’Afghanistan, il Pakistan, l’India e la Cina, si estende la regione del Kashmir, luogo che storicamente ha dato il nome alla fibra prodotta dalla capra Hircus.

Oggi il cashmere nasce in Cina e in Mongolia, dove l’Eterno Cielo Azzurro è la manifestazione terrena del Dio supremo, elemento dominatore del paesaggio e della vita, potenza dell’ordine fisico e spirituale.

Sotto l’impenetrabile bellezza del cielo, l’allevamento vive oggi una tradizione millenaria, che ripete anno dopo anno transumanze e riti per rispondere alle impervie condizioni naturali della regione.

Per sopravvivere agli ampi sbalzi termici, le capre Hircus sviluppano un denso sottomanto composto da migliaia di fibre finissime e straordinariamente soffici, nascoste dal pelo più lungo e grossolano visibile all’esterno. Il sottovello, detto anche duvet, funge da isolante termico per gli animali, proteggendoli dal succedersi dei giorni e delle notti, delle torride estati e dei rigidi inverni, i quali possono raggiungere temperature di 50°C sotto lo zero. La qualità della fibra dipende in maniera imprescindibile dalla durezza delle condizioni climatiche.

Il segreto del cashmere risiede nello spessore estremamente ridotto, circa 15 microns, il quale nasconde una “camera d’aria” interna, che produce naturalmente le funzioni di termo-regolazione e di traspirazione, imitate solamente dalle fibre sintetiche di ultima generazione.

Camilla e Carolina Cucinelli in Mongolia, nel 2018

Il prelievo delle preziose fibre risponde al sensibile rapporto che l’uomo ha sviluppato nei confronti di una natura così forte e tenace: in primavera, quando il clima si fa più mite, i pastori prelevano il sottovello dalle capre mediante “pettinatura”, processo totalmente innocuo per gli animali, i quali sono letteralmente accarezzati con un piccolo pettine nelle sole parti del sottogola e del sottopancia, dove le fibre sono più dense, compatte e morbide. Da una singola capra Hircus si ottengono circa 150-250 grammi di sottomanto ogni anno. Una delle ragioni dell’altissimo pregio risiede proprio nella quantità molto contenuta della fibra della più alta qualità.

In tempi lontanissimi, le prime lavorazioni del cashmere hanno prodotto elementi di grande semplicità: il drappo, spesso e corposo, proteggeva dal freddo all’interno delle tende, oppure era panneggiato per fungere da indumento. Tradizioni suggestive suggeriscono che il cashmere fosse conosciuto in Occidente sin dai tempi di Giulio Cesare, ma un’autentica diffusione in Europa non ha luogo che in epoca moderna.

Camilla e Carolina Cucinelli insieme ai mariti Riccardo Stefanelli e Alessio Piastrelli in visita in Mongolia presso gli allevatori delle capre hircus da cui deriva la fibra del cashmere, 2018

Al termine del XVIII secolo la nobile fibra assunse – grazie ai commerci delle compagnie inglesi e francesi, e quindi alla rivoluzione tessile del secolo successivo – un valore sempre più alto. Era l’epoca degli scialli costosi più di una carrozza a cavalli, l’epoca in cui regine e imperatrici consacravano le nobili qualità della fibra vestendo gli ampi e ricchissimi manti in cashmere.

Brunello Cucinelli insieme ai pastori della Mongolia, 2009

 
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